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caniche isolate; e attriboÌHce i terremoti al fuoco sotterraneo. In altro luogo, coma osserva il Malfatti, Ristoro adombra il Nettunismo nel capitolo in cui, trattando del diluvio, dice che «l’acqua del diluvio, coprendo la terra e rimanendosi per la terra, per cagione del vento od altra cagione, può torre la terra da un luogo a porla ad un altro; imperciocché natura dell’acqua, se ella è rimenata per la terra, di fare lo monto e la valle, ad è sua natura dì lasciare la terra montuosa e vallosa» 1.

Vincenzo di Beauvais opinava che, dai tempi del diluvio in poi, le montagne avessero perduto continuamente nella loro altezza, sia per l’azione modificatrice dell’atmosfera e delle meteore acquee, sia per quella distruggitrice del flusso e del riflusso del mare. Tuttavia lo stesso filosofo ammetteva un innalzamento progressivo delle montagne nelle vicinanze di Toledo2.

Dal trovarsi i pesci fossili sulle alte montagne rettamente deduceva Ristoro d’Arezzo che queste fossero state coperte dalle acque del diluvio. «E già avemo trovato e cavato, quasi a somma a una grandissima montagna, di molte balie (specie) ossa di pesce, le quali noi chiamiamo chiocciole, e tale le chiamano nicchi li quali erano simili a quelli dei dipintori, nelli quali elli tengono i loro colori. E in tale luogo si troviamo di color di molte balie rena, e pietre grosse, e minute e ritonde, a luogo a luogo entro per esso, come fussero di fiume: e questo è segno che quello monte fosse fatto col diluvio»... «E quella contrada là ove si trovano questi monti, là ove si trova la rena e l’ossa del pesce, è segno che per quella contrada fosse già il mare, od acqua in modo di mare, imperciocché la rena, laonde si potessero fare li monti con quelle ossa dello pesce, non se ne troverebbe tanta altrove, come i fiumi di acque picciolelle»3.

78. Osservazioni meteorologiche e idrografiche. — I progressi della Geografia positiva nel Medio Evo, più che alla zona torrida, toccano alla zona temperata boreale, e per conseguenza ad uno spazio della superficie terrestre, nel quale non potevano manifestarsi che in piccola misura le correnti regolari dell’atmosfera, e le leggi de cui le correnti stesse sono regolate. Tuttavia i viaggiatori nelle contrade orientali del Mondo Antico ebbero conoscenza dei venti periodici che chiamansi volgarmente col nome di monsoni. Nella terza lettera di Giovanni da Montecorvino scritta dalla costa di Coromandel nell’anno 1310, e dal suo correligionario Fra Menentillo da Spoleto spedita a Fra Bartolomeo da San Concordio, si legge: «Non vi si può navigare (nel mare delle Indie)

  1. Della Composizione del Mondo, pag. 163.
  2. Vincent. Bellovac, Speculum naturale'. VIII, Cap. 20.
  3. Ristoro d’Arezzo, Ibid., pag. 163 e 194.