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Lo stesso fiume Edil è considerato da Fra Mauro come solo inferiore al Nilo: esso gettasi per numerosi rami nel Caspio, rappresentato con singolare fedeltà quanto alla forma, ma diretto, col suo grande asse, da nord-ovest a sud-est. Il lago donde sorge l’Edil è poi riunito coll’Oceano boreale per mezzo di un fiume che percorre la Permia, come pure col Nepero (Dnjepr) tributario del Ponto Eussino. Ed anche i fiumi che si gettano nella parte sud est del Caspio, e nei quali è facile riconoscere l’Oxos e lo Jaxartes, si presentano, nella carta di Fra Mauro, uniti col sistema fluviale del Polisanschin, fiume del Cataio e corrispondente al Pei-ho dei Cinesi.

La parte orientale del Mappamondo è una vera illustrazione dei viaggi di Marco Polo. I nomi delle città Cinesi sono quelli stessi di cui ci informa l’immortale viaggiatore veneziano: nella Mappa compaiono egualmente il nome di Deserto Lop per indicare la vasta regione stepposa e deserta dell’Asia Centrale; quello di Quian applicato al massimo dei fiumi Cinesi; il nome Tebet nella parte adiacente all’Indo Cina, con che viene ad essere meglio rinforzata l’ipotesi del Richthofen intorno alla posizione del Tebet di Marco Polo1.

La regione Indiana è divisa da Fra Mauro in tre parti, India terza ad oriente, India seconda nel mezzo, India prima ad occidente. L’India terza è situata al nord di un grande addentramento che si lascia facilmente identificare col golfo di Siam, quantunque porti erroneamente nella carta il nome di seno Gangetico: l’India seconda è al nord del seno Indico (golfo del Bengala): l’India prima si estende ad occidente sino al golfo Persico. I nomi dei fiumi sono alterati. Cosi il cartografo chiama il Gange col nome di Indo e dà quello di Gange al principale tributario del seno Gangetico. L’Indo propriamente detto si divide, a poco più della metà del suo corso, in due grandi rami, il più orientale dei quali sbocca nel seno Indico, l’occidentale in un altro golfo che probabilmente corrisponde al golfo di Cambay. In generale, tutto ciò che, nella carta di

  1. V., più sopra, pag. 117.