Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 98 — |
prima notizia delle sorgenti di nafta o di petrolio che formano una delle principali caratteristiche della regione meridionale del Caucaso, e si trovano in grande abbondanza presso la penisola di Apsceronte o di Baku. Degli scrittori Arabi, l’Istachry e l’Edrisi non fanno cenno delle sorgenti e dei fuochi di Baku, ma il geografo Massudi, posteriore di 30 anni ad Istachry e anteriore di due secoli all’Edrisi, ne parla già estesamente1. Due secoli circa dopo Marco Polo, Giosafatte Barbaro, altro viaggiatore veneziano, descrive le sorgenti di Baku in modo conforme a quello del suo immortale compatriota: «Sul mare da questa parte è un’altra città che è nominata Bacha dalla quale è detto il mare di Bacha, appresso la quale è una montagna che butta olio negro di gran puzzo, il quale si adopera ad uso di lucerna da notte, e ad unzione di cammelli due volte l’anno, perché non gli ungendo diventano scabiosi»2.
Dai capitoli preliminari, assai più diffusi nel Testo francese che non negli altri, nei quali Marco racconta del viaggio di Niccolò e Matteo Polo, risulta che questi attraversarono i paesi a settentrione del Caspio e dell’Aral, e, forse anche, il Syr Daria nel suo corso superiore: nessun cenno si ha tuttavia del bacino dell’Aral, od almeno questo lago vi è considerato come parte integrante del Caspio. Riguardo a quest’ultimo, Marco Polo così si esprime: «In questa provincia (Zorzania, Georgia) tutti i boschi sono di legni di bosso, e guarda due mari, uno dei quali si chiama il Mar Maggiore, quale è dalla banda di tramontana: l’altro di Abacù verso l’oriente, che dura nel suo circuito per duemila e ottocento miglia, ed è come un lago, perché non si mischia con alcun altro mare, e in quello sono molte isole con belle città e castelli»3. E, più lungi: «In questo mare di Abacù mettono capo Herdil, Geichon, e Cur e Aras, e molti altri grandissimi fiumi». Dal che si vede che Marco Polo non solo riteneva, giustamente, il Mar Caspio