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che trovavansi nei Palazzi, e nelle Ville dei Grandi tutti i loro serviti da tavola erano d’oro puro, e i loro istrumenti da cucina di argento1. I piatti, e i vasi d’oro erano però anche meno preziosi di quelli di metallo Corinzio8, i quali valevano un prezzo esorbitante per essersi perduta l’arte di lavorarlo2. La bottiglieria consisteva in vasi d’oro, e d’argento ovvero di porcellana, e di cristallo. I boccali d’argento al pari dei piatti dello stesso metallo venivano unicamente sofferti allorquando erano essi stati lavorati da celebri ed antichi Artefici. Sì gli uni che gli altri però non godevano già maggiore stima a causa della lor durevole bellezza ma secondo la propria antichità, e la fama degli antecedenti lor possessori; giacchè nei più insigni piatti, e vasi antichi il lavoro dell’arte erasi in tal modo consunto che non potevansi più distinguerne le figure; segno evidente, dice Plinio, che anche quest’Arte aveva cessato affatto di esistere3. Gli istessi bicchieri d’oro sarebbero stati considerati troppo dozzinali qualora non si fosse preso l’espediente di guarnirli con le più rare pietre, e gemme. Più di questi ancora venivano

  1. Tacit. Annal. II. 33. Plin. Hist. N. 33. 11.
  2. Plin. 34. 2. Mirumque cum ad infìnitum operum pretia creverint, auctoritas artis exstincta est: Tiberio lagnavasi in simil guisa; Corinthiorum vasorum pretia in immensum exarsisse. Suet. c. 34. in Tib.
  3. Lib. 33. c. 12.