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di Tiberio scrisse, ed inviò a questo medesimo Imperatore una raccolta dei detti e dei fatti più memorabili dei Romani, e di altri grand’Uomini. Quella che abbiamo al presente non è forse che un compendio, o un estratto di quanto ci ha lasciato il mentovato Autore su tal proposito. Fabr. Bibliot. Lat.

(7) Dicevasi dai Romani jugero una porzione di terreno la quale potesse essere lavorata in un giorno da un pajo di bovi. Esso consisteva in 240. piedi di larghezza, e in 220. di lunghezza, corrispondendo a braccia quadre Toscane da terra 8227, e , che equivalgono all’incirca a 4. stiora, e 3. quarti. Forcellini Vocab.

(8) Alcuni Scrittori Latini tra i quali Plinio, e Floro vogliono che quello che rendeva prezioso, e celebre il metallo di Corinto fosse il contenere un mescuglio d’oro, d’argento, e di rame. Essi pretendono di più che non all’arte, ma al caso attribuir si debba la lega, e l’unione di questi tre metalli, sostenendo che presa, ed arsa da L. Mummio quella città, l’anno di Roma 608., dalla fusione eccitata dalle fiamme di molte statue, e simulacri d’oro, d’argento, e di bronzo, che ivi in gran copia esistevano, ne nascesse quella preziosa mistura, a cui diessi il nome di bronzo o metallo Corinzio. Rilevasi pero da altri