Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/107


103

tormenti potè mai indurre alcuno ad accusarla di qualche infedeltà, finché da ultimo un de’ suoi cortigiani per nome Aniceto12 si vanto di aver con essa goduto di un illecito commercio) allora il Senato ringraziò gli Dei pel fausto supplizio dell’Imperatrice, ed arricchì di preziosi doni i Templi degli Immortali. Io fo, dice Tacito, con diligenza menzione di tutto questo affinchè coloro, i quali s’interessano negli avvenimenti di quei tempi, non ignorino che sempre si ringraziavano gli Dei per ogni proscrizione, e supplizio d’innocenti, e che le stesse azioni religiose, le quali altre volte erano un contrassegno di pubblica gioja, divennero allora un monumento di pubblica miseria, e di universale tristezza1. A misura, soggiunse Egli in altro luogo, che la Città regurgitava di cadaveri di giustiziati riempivasi il Campidoglio di vittime, e di oblatori2, mentre l’uno per la morte o la proscrizione di suo figlio, l’altro per quella di un’amico, di un fratello, o di simili congiunti rendevane grazie agli Dei, adornava la sua casa, e prostravasi umilmente ai piedi di Nerone onde baciare l’insanguinata sua destra. I più famosi Oratori si mossero ad arringare contra Trasea Petone, e Barea Sorano, ed accusarono come rei di lesa Maestà certi uomini con i quali pareva che Ne-

  1. Annal. XIV. 64.
  2. Ib. XV. 71.