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dopo avere per quattro anni consecutivi governato così bene l’Impero si abbandonasse ad un tratto, e a tal segno ai più enormi vizj, e delitti che non ve ne fu alcuno nel quale non si segnalasse, motivo per cui dichiarato in fine nemico della Patria, e condannato a morte dal Senato stesso dovette darsi miseramente alla fuga, ed uccidersi da se medesimo coll’ajuto di uno de’ suoi servi. Tacit. Annal. 12. Suet in Neron.

(11) Rimane incerto, secondo Tacito, se l’incendio di Roma accaduto sotto Nerone fu per opera di costui, ovvero del caso, o di alcuni fanatici. Il fatto però sta che Egli per garantirsi dal furor del Popolo ne diede tutta la colpa agli infelici Cristiani, ed esercitò sopra ai medesimi la prima, e la più terribile persecuzione che abbia sofferta la Cattolica Chiesa. Baronio Istor. Eccl.

(12) Era Aniceto Liberto d’origine, e Prefetto della flotta stazionata a Miseno, posto, al quale specialmente egli ascese per aver saputo cattivarsi l’animo di Nerone fin dai primi suoi anni. Esso fu quello che indicò al suddetto Imperatore il modo di far perire in mare la propria Madre Agrippina, e che non essendo in ciò riuscito si unì ad altri suoi complici, e la trucidò con più colpi. Questo suggeritore, e ministro d’iniquità fu però relegato da Nerone medesimo nell’Isola di Sardegna ove credesi che ei perisse. Tacit. annal. XIII.