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libro terzo 247

Lateranense. Eravi in ricchi arnesi e con bella ordinanza tutto il clero, che presolo in mezzo, fra canti e suoni di gioia lo accompagnarono al suo palagio di Laterano con tanta festa, che la simile non fu fatta ad altro Pontefice1.

Alessandro rimesso in seggio, diè nuova vita all’Italia ed alla Chiesa; poichè della vicina Lega Lombarda affrettava il salutevole giorno; non essendo altro umano argomento che potesse ristorare le afflitte cose papali ed italiane, che quel adunamento di spiriti e di forze. La Lega delle città della Marca Veronese non fu esempio solamente alle altre, ma incitamento a far lo stesso; ed Alessandro, avvegnachè lontano in Francia, aiutava alla santa opera. Nella sua corte a Sens erasi in una grande espettazione della Lombarda Lega; si teneva come possibile e vicina, e come quella che avrebbe staccato dall’Imperadore i Genovesi ed i Pisani; i quali sebbene si tenessero pendenti dal cenno del Tedesco per le loro miserabili gare, pure erano talmente disposti, che al primo levarsi della insegna Lombarda, lo avrebbero disertato. E dal segreto, con che si adoperavano i papali a covrire il negozio della Lega, e dalle disposizioni dei Genovesi è facile conghietturare, che già ne avessero le fila nelle mani. Queste cose discorro, tenendo innanzi una lettera del Cardinale Ottone a S. Tommaso di Contorbery scritta da Sens innanzi la partenza del Papa2. Da quella lettera abbiamo anche, che la sola voce del ritorno di Alessandro in Roma avesse pessimamente sconcertate le cose della scisma in mano di Federigo. A Guido da Crema, ossia l’Antipapa Pasquale, accolto prima dai Pisani, l’Arcivescovo e tutto il clero voltò le spalle uscendo di città; ed il popolo lo teneva in dispregio. Quel Corrado eletto Arcivescovo di Magonza, che erasi rifuggito in Francia presso il Papa, fastidito dai messaggi di Pasquale, che lo venivano a tentare, mandò dicendo al medesimo, che se egli o altro

  1. Card. Arag. ib.
  2. Vedi Doc. M.