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prologo | 15 |
mento dell’uomo sociale: perciò l’amore della medesima, lo studio a conservarla e ad ingrandirla era negl’Italiani l’amore di se stessi composti in società, era lo studio della propria perfezione, era la individualità, che si ripiegava in se stessa, e doppiamente viveva. Per la qual cosa tutte si svolgevano le forze degli spiriti; si addestravano nella palestra de’ pubblici negozî, ed acquistavano quella temperie di nervi, per cui si potettero levare nell’assoluto delle creazioni. Dante, Michelangelo, Macchiavello furono figli delle repubbliche, conceputi nella coscienza di una patria, e partoriti ne’ dolori o delle fazioni o di principesca tirannide. Tutto questo paese, che chiamasi Italia, chiudeva nel seno il germe a produrre que’ sommi, ma solo in quella parte si fecondò, in cui l’uomo pel reggimento a comune intendeva alla perfezione sociale nel culto della patria. Firenze ebbe un Dante; non l’ebbe Roma nè Napoli. Avvigorivano in Grecia i corpi nella lotta olimpica; in Italia gli spiriti negli studî della patria.
Vivevano dunque gli Italiani, e troppo; perchè la ragione ancora ramingava tra le tenebre della barbarie, e non trovava il codice della civil temperanza, per cui la virtù disciplinata si accresce. Ma l’esuberanza, o meglio il disordine di quella vita giovò allo svolgimento dell’italiana individualità, che repentinamente dagl’incunaboli pervenne a virilità, tempestata a mo’ di dire alle spalle dalla furia delle passioni. Laonde nissun popolo amò ed odiò come l’Italiano: aveva il suo cuore fibre e sangue al concepimento dell’amore e dell’odio greco e romano: perciò stanco di guerre e sanguinoso, sulle rovine delle sue repubbliche trovò anche un trono ed una sovranità, che ancor gli dura, quella delle Arti. Imperocchè le Arti, come la poesia, la pittura, la scultura, l’architettura non sono che il culto del Bello per conseguirlo. Il Bello non si conseguisce come il Bene ed il Vero, faticando lo spirito per sintesi ed analisi di elementi, ma si conseguisce per subita intuizione, immagine della divina creazione, la quale non possono ritrarre che quei popoli, i quali son donati dai Cieli di una forte individualità.