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CAPO XXVIII. 301

affricano e l’Egitto; e sicuramente in quest’epoca di forza e di valore nautico miravano essi d’avanzarsi anche per l’Atlantico in sulle tracce dei Cartaginesi, siccome racconta Diodoro1. Sì che per queste continovate rivalità di commerci Cartagine ebbe negli Etruschi non solamente dei competitori audaci, ma altresì dei nemici aperti fino al quinto secolo, come mostra il tenore delle storie. Parecchie invenzioni notabilissime attribuite agli Etruschi segnalarono di più l’arditezza e la scienza loro nell’arti marine: tra le quali vuolsi commendare in primo luogo l’acuto sprone aggiunto alle navi di guerra, che per la forza dei rematori e la maestria de’ piloti era sempre il principale istrumento della vittoria2. E fu sì grande l’importanza di quel ritrovamento, che quindi innanzi la tattica navale si trovò ordinata per evoluzioni e manovre uniformi: in guisa che, al segnale della pugna, un’armata di galere avanzandosi a voga forzata in forma di mezzo cerchio, o in altr’ordine di battaglia, sforzavasi far passare i suoi ferrei sproni ne’ fianchi dei navigli opposti, tentando anche venire per tal modo all’abbordaggio, e al combattimento de’ militi navali dall’alto dei ponti. L’ancora bidentata parimente, che spesse volte si vede figurata qual simbolo della navigazione in sulle monete d’alcune città, e in altri monumenti nazionali, s’avea per un trovato degli Etru-

  1. V. 19. 20. Vedi sopra p. 52.
  2. Rostra addidit Pisaeus Tyrrhenus. Plin. vii. 56.