rene trafficavano in que’ mari d’Oriente, e per le coste di Fenicia e d’Egitto, a competenza dei Cartaginesi1. Teneano ugualmente gli Etruschi in quella età navigli armati, galere, e legni sottili: se pure una città loro principale Agilla, non avea fornito ella sola le sessanta triremi, colle quali furono combattuti i Focesi nel mare di Sardegna. Or questi grandi apparati navali, quest’arte di combattere in ordine di battaglia, e questi studi di marineria, sì ardui nella pratica, erano indubitatamente per gli Etruschi non che il frutto del valor de’ maggiori, ma continovate fatiche di secoli: quindi più maggiormente si conferma di quanto antica, consueta e fruttuosa, fosse per esso loro l’arte del navigare. Nè senza verità, già nel vigore della confederazione etrusca, i loro popoli marittimi erano saliti in tal possanza, che per numero e forza di navilio ottennero anche il nome glorioso di dominatori del mare2. Quanta si fosse in allora l’audacia dei naviganti etruschi ben si comprende dal tentativo ch’essi fecero di condurre una colonia de’ suoi ad un’isola grande, fino a quel tempo incognita del mare Atlantico, che può credersi una delle Canarie, poco avanti discoperta dai Cartaginesi, ivi arrivati per fortuna di vento3: però i nocchieri toschi, cimentatisi
- ↑ Herodot. vi. 17.
- ↑ Ναυτικαῖς δυνάμεσιν ἰσχύσαντες, καὶ πολλοὺς χρόνους θαλὰττα κρατέσαντες. Diod. v. 40., Strabo v. p. 153.; Liv. i. 2.
- ↑ Forse Lancerota o Fuente-Ventura, le più prossime al con-