sare e d’Augusto parvero vetustissimi1 i vasi di tal genere, che si trovarono casualmente ne’ sepolcri di Capua2 e di Corinto in gran numero3, come appunto oggidì avviene a noi in quelli di Vulci. Però, da che in sul finire della repubblica romana s’introdussero per tutta Italia superstizioni stranie, e massimamente egizie4, avvenne che ritornò, come suole, quel ch’era in disuso: onde chi seguiva nella sepoltura il rito egizio volea vasi, immaginette, e utensili di quella foggia misteriosa: e tali sono que’ molti vaselli e bronzi d’imitazione egizia, che sovente si ritrovano nelle tombe; ma di fattura e pittura sì grossolana e materiale, che al solo vederli ne riconosce ognuno la sconcia imitazione. — Per riguardo all’importanza della materia mi vorrà perdonare il lettore sì lunga, benchè forse non superflua digressione, atta a schiarire la grande quistione motivata dalle scoperte mirabili di Vulci: rapportandomi bensì nelle cose più particolari all’esposizione medesima dei monumenti che ho posto in luce.
- ↑ Antiqui operis.
- ↑ Sveton. Caes. 81.
- ↑ Strabo viii. p. 263.
- ↑ Vedi sopra p. 146.