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CAPO XXV. 249

tità pressochè infinita, si traggon fuori dei sepolcri per tutta Italia. Dovendo noi ragionare più distesamente di quelli che si trovano tutto giorno in suolo etrusco, cominceremo a considerare i più vetusti d’artificio, indi li meno antichi, e finalmente il genere più qualificato per fregi d’arte. Spettano alla prima classe il copioso vasellame di terra nera di color naturale non cotti, ma prosciugati con tal maniera, che dava loro solidità bastante a farne uso, ed a ricevere alla superficie una certa lucentezza che tira al piombo. I più notabili hanno comunemente improntati o nel corpo, o nei manichi e nel piede, opere di disegno fattevi colla stampa di bassissimo rilievo, la cui rappresentanza simbolica si riferisce soltanto a religione, e massimamente alla dottrina dell’Erebo. Offerte ai numi che fanno officio di giudici infernali; genj alati, già custodi della vita, che s’intromettono in que’ giudizj; processioni d’iniziati; simboli d’iniziazione e di consacrazione; ludi e sacre cerimonie; in fine tutte altre cose non dubbiamente allusive ai misteri ed alla vita futura1. Il gran dio delle anime, o altrimenti Bacco; ciò è Tinia secondo l’etrusca mitologia; vi si trova molto spesso effigiato come spirito infernale, o Mantu2, sotto forma gorgonica sannuta, colla lingua tirata fuori, orrido in vista quanto spaurevole3. Immagine mostruosa che tiene un posto primario nei

  1. Vedi tav. xvii-xxii.
  2. Vedi sopra p. 105.
  3. Vedi tav. xxii. cii. 2. 3. 5-8.