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188 CAPO XXIII.

cratico. Perciocchè tutta l’arte apparentemente stava ne’ mezzi di placare gl’iddii col ministerio de’ suoi prediletti. Usavano gli Etruschi ne’ casi più gravi di fieri malori una sorte di ludi scenici1, singolarmente accetti alle loro deità salutari: le quali, per precetto, volean guadagnarsi con servigj graditi2. I sacerdoti Marsi si valevano di carmi e parole magiche, parte essenzialissima della medicina curativa: sanavano le ferite con canti sonniferi ed erbe de’ loro monti3; nè diversamente, mischiando la teurgia coll’empirismo, solean tutti i medicanti curare le malattie volgari4. Però non senza circospetta osservazione de’ fatti cercavano i più sagaci sacerdoti il miglioramento progressivo dell’arte salutare. Per istudio della natura nella vita vegetabile seppero gli Etruschi attamente conoscere la virtù curativa di molte piante del loro suolo, e manipolarne que’ farmachi eletti, per la cui efficacia essi furono tanto celebrati al mondo5. Abbonda la Toscana d’acque virtuose: nè di queste conobbero meno i nostri antichi le proprietà medicinali, presidio di sanità. E buon ar-

  1. Liv. vii. 2.
  2. Vedi sopra p. 148.
  3. Vedi Tom. i. p. 251.
  4. Cato r. r. 160.; Plin. xxviii. 2.
  5. Theoprast. Hist. plant. ix. 15: dove egli cita il seguente verso d’un poema elegiaco d’Eschilo.

    Τυῤῥηνῶν γενεὰν φαρμακόποιον ἔθνος.

    Martian. Capell. vi. Etruria regio... remediorum origine celebrata.