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CAPO XXIII. 173

salmente soprastava ad ogni altro il famoso sistema emanativo; vero panteismo per cui tanto il mondo sensibile o materiale, quanto il mondo degli spiriti, han l’essere da uno stesso principio divino. Uguali argomenti della metafisica speculativa furono comuni a moltissime sette di filosofanti: trasportati in Occidente, per comunicazione di scienza tra i sapienti, posero radice anche in Etruria, e v’ebbero comune il seggio, nè fa maraviglia di certo se la dottrina etrusca, come dicono gli storici della filosofia, s’addice in alcuni particolari colla pitagorica, mentre veggiamo la dottrina stessa dei Bramini conformarsi moltissimo con quella degli stoici1. Il principio emanativo conduceva, qual naturalissima conseguenza, alla dottrina del dualismo, tendente a spiegare l’introduzione del male fisico e del male morale nel mondo: la cui espressione simbolica, toccata di sopra, formava un punto di gran rilievo nella religione degli Etruschi, molto acconciamente appropriato dai preti alla mitologia; e quindi all’interpretazione del modo col quale gli dei, mediante il ministerio de’ buoni e mali genj, reggevano il mondo2. Così pure l’esposizione simbolica d’una cosmogonia religiosa rendeva ragione della genesi del mondo, della sua durata, e della sua fine. Un etrusco scrittore anonimo, citato da Suida3,

  1. Robertson, Disquis. on ancient India. append. p. 336.; Tiedemann, System der stoisch philosoph. part. ii. p. 28-87.
  2. Vedi sopra p. 115.
  3. v. Τυῤῥηνία.