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CAPO XXII. 115

se due spiriti o genj invisibili, ma ognora presenti, col ministero de’ quali potevano aversi per la via segnata dal destino o tutti i beni, o tutti i mali del vivere umano: vigilante l’uno con sollecitudine ed amore alla beatitudine dell’anima che gli è data in custodia: l’altro, malvagio spirito, nocente all’uman seme e minacciante danni. Entrambi partecipi nelle buone o rie venture dei mortali, e dopo morte ancora aventi ufficio di conduttori delle anime. Quanto profondamente fosse radicata in Etruria sì fatta dottrina de’ buoni e mali demoni; con quali simboli rappresentata, e come lungamente vi si mantenesse popolare, lo dimostrano i nostri nazionali monumenti di tutte l’età. Il genio allegorico, solo predominante nei tempi vetusti, si palesa aperto nella figurazione dell’opere di arte più maggiormente antiche. Dove si veggono istoriate quasi infinite zuffe e crudelissime mischie intra animali di differente natura, contrastanti fra loro senza posa: immagini alle volte mostruose e in apparenza stravaganti, ma ragionevoli nel senso loro nascoso, poichè simboleggiavano l’opposizione e l’oppugnazione perpetua de’ due contrari principj1. Moltissime altre rappresentazioni di figure a doppia natura foggiate al modo degli orientali o degli egizj, e che tutto dì si rinvengono in suolo etrusco, aveano parimente correlazione alcuna e quasi medesimità colla

  1. Vedi tav. xxviii, xxxi. 4., xlv. 2., xlix. xcviii. 1. Moltissimi altri esempi si hanno in tutti i libri di antichità figurata etrusca.