Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. II.djvu/142

136 CAPO XXII.

dia1. I sacerdoti Marsi convertirono in male arti le loro già salutari incantazioni2. Chi prometteva prestigiose apparizioni di morti3: chi fausti auspicj o per nitrito di cavalli4, o per la voce dell’aquila, principe de’ volatili5: chi rimedi, carmi e cantilene, contra ogni male ed ogni danno6. Aruspici rusticani7, ed altri venditori d’oroscopi e di predizioni, se ne andavano qua e la vagando per le campagne larghi dispensatori di merce rea8. Ond’è che penetrate negli animi semplici sì molte pestilenze tutta Italia si ritrovò all’ultimo soprammodo infettata di vanissime illusioni, di sortilegi, incantesimi, formule

  1. Plin. viii. 2.; Strabo v. p. 156.; Virgil. xi. 785 sqq. Varrone spiegava bene il miracolo: Ambulaturi per ignem, medicamento plantas tingunt. Serv. xi. 787. Le sacerdotesse di Diana Perasia nella Cappadocia operavano uguale portento. Strabo xii. p. 370.
  2. Lucil. et Pompon. ap. Non. iii. 69., vii 113.; Plin. xxviii. 2.; Ovid. Art. aman. ii. 182., de medicam. faciei. 39. Vedi Tom. i. p. 150. 151.
  3. Clem. Alex. Cohort. ad gent. T. ii. p. 11.
  4. In libris etruscis invenimur etiam equos bona auspicia dare. Serv. iii. 337.
  5. Porphir. de Abstinen. iii. 4.
  6. Sabella carmina: Marsa naenia etc. sono mentovate spesse volte: oggidì, per travolto dettato, si dice ancora dai nostri il mago Sabino.
  7. Vicanos Haruspices. Enn. fragm. p. 226.
  8. Quae genera vana superstitione rudeis animos ad impensas, ac deinceps ad flagitia compellunt. Cato r. r. 22.; Columell. i. 8., xii. 1.