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120 CAPO XXII.

ligione, e per copia di poteri divini, non cedeva a nessun altro Vacuna1, dea primaria o pantea, il cui tempio, per la molta vecchiezza, chiama putrido Orazio2; ma fra tanti epiteti santi che le danno gli spositori pare che s’addica con maggior proprietà alla dea quel di Vittoria3. Feronia divinità indigena, larga dispensatrice di beni, propizia all’agricoltore, avea religione sacro luco e tempio non pure tra i Sabini ed i Volsci, ma in Etruria ancora4. Così Matuta la madre, qualunque si fosse la vera sua significanza di simbolo5, teneva altari in Sabina ed a Satrico nei Volsci6. Rendevasi uguale riverenza e divozione a Larunda7, il cui solo nome dà bastantemente a conoscere quanto si fosse propagata ancor tra i Sabini la religione dei Lari. Panda era Cerere,

  1. Vacuna apud Sabinos plurimum colitur. Vet. interp. Horat. i. ep. 10. 49.; Ovid. Fast. vi. 307. sqq.
  2. Fanum putre Vacunae. l. c. Plinio (iii. 12.) pone il sito della sacra selva e del tempio presso a Rieti: ed ivi stesso si rinviene a Rocca Giovane in mezzo d’una valle.
  3. Sotto questo nome romano fu in fatti restaurato il suo tempio cadente da Vespasiano.
  4. Varro l. l. iv. 10.; Idem ap. Serv. viii. 564.; Strabo v. p. 156. Nelle glosse d’Isidoro detta pure Dea agrorum. Vedi Tom. i. p. 241.
  5. Matrem Matutam antiqui ob bonitatem appellabant. Paul. in epit. Festi. Matuta quae significat auroram. Priscian. ii. p. 591, Putsch.
  6. Liv. vi. 33.
  7. Varro l. l. iv. 10. in fin.