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CAPO XXII. | 95 |
padri sofferenti ogni violenza che facesse loro la divinità. Moderatasi non però di meno la natia salvatichezza delle tribù indigene, e infrenate di leggi, successero appresso nuove fogge di vita meglio ordinata. E fu questa veramente per l’universale un’epoca di rigenerazione, in cui non solo per comandamenti più benigni di savi insegnatori e correggitori del popolo cessarono quivi gli umani olocausti, ma s’introdussero di luogo in luogo riti più assennati, e legittimi istituti di vita migliore. I quali se molto efficacemente cooperarono, come abbiamo dimostrato innanzi1, a dare stato civile e fermo alle nostre popolazioni, niente meno influirono sopra la religione di quelle, temperandola di umanità, da che tutto questo pare certamente che fosse opera di sacerdotale governo.
La più antica mitologia italica popolare, tal quale si mostra ne’ suoi vestigi, è uno specchio fedele della credenza semplice delle genti, fondata nella realtà delle cose, piuttosto che in astruse dottrine. Ma siccome in quest’ordine nuovo di costumi e di leggi più che altra cosa gli abili dell’agricoltura, madre di pacifica popolare obbedienza, diedero mano a stabilire e propagare i beni dell’unione civile, così la prima religione altamente ordinata si trova di per tutto posta in perpetua correlazione con le faccende ed i bisogni della vita campestre. Furono i numi quali poteva comprendere la semplice fantasia di ruvidi agricoltori