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CAPO XVII. 327

solvere le sventure meritate con la perdita delle virtù. Taranto in fine, nel primo fervore della democrazia, venne in grande stato1; e vi si mantenne finchè moderata dalla dolce violenza de’ suoi rettori seguitò i saggi ordinamenti de’ Pitagorici. Ma troppo è vero che la molta felicità e le soprabbondanti ricchezze annullarono i civili doveri, e condussero l’una dopo l’altra le città degl’Italioti a irreparabile rovina.

Frutto d’energia, d’utili traffici, e di belle imprese erano state tuttavia quelle dovizie stesse, che accelerarono e fecero più dolorosa la caduta di tante nobili repubbliche. Taranto e Crotone crebbero a un modo abbondantissime sì per commerci oltramarini, come per la frequentazione dei naviganti ne’ loro sicuri e capaci porti2. E al pari di quelle Sibari, Reggio, Caulonia, Pandosia, Metaponto, e generalmente parlando le città più felici, partecipavano largamente de’ medesimi vantaggi della lieta situazione, e del commercio forestiero, che s’estendeva por l’Egeo insino alla riviera dell’Ionia. Mostrano in effetto i tipi variatissimi delle medaglie quanto ciascun di loro avesse in grande onore la navigazione, il commercio, e l’agricoltura3.

  1. Strabo vi. p. 193. Ἲσχυσαν δὲ ποτὲ Ταραντῖνοι, καθ´ ὑπερβολὴν, πολιτευόμενοι δημοκρατικῶς.
  2. Polyb. Rel. x. 1.
  3. Insegna la copiosa numismatica della Magna Grecia quali fossero i sentimenti predominanti del popolo. Cerere, Nettunno, Mercurio, il bue, le spighe, i granelli di frumento, le ancore, i rostri, le navi, il corno d’Amaltea ec. sono tanti simboli significativi ed evidenti.