Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. I.djvu/344

284 CAPO XIV.

sime al mare. Nè soltanto la lingua era per cotesti popoli un vincolo fortissimo fraterno, ma la memoria dell’affinità e parentela antica si manteneva in fra loro sempre viva, mediante l’osservanza di religioni e riti comuni: in quel modo che Abella, Abellino, Trebula e Nola facevano concordemente l’epulo sacro annuale1. Abitavano più addentro i Sarrasti ne’ dilettevoli piani intorno al Sarno2, ov’era Nuceria, nelle cui rare medaglie, con leggenda osca, si vede effigiato sotto forma simbolica un eroe paesano, chiamato Epidio Nuncionio, il quale precipitatosi volonteroso nel fiume, forse a salvezza del comune, vi ottenne da’ suoi onori divini3. La forza di queste città murate si può giudicare da quella di Pompeja, le cui mura di pietra munite con torri son quasi veri bastioni4:

  1. Tancinud: di tal forma nel sasso terminale di Abella chiamasi l’antedetto convito con patria voce, replicato ancora nella lapide pompejana tav. cxx. 4. l. 6.
  2. Sarrasti populus et quae rigat aequora Sarnus. Virg. vii. 738. Conone, ivi citato da Servio, faceva Pelasghi del Peloponneso questi Sarrasti, ma egli è uno di que' molti che per equivocazione di nome teneva come una stessa gente Tirreni e Pelasghi. Vedi sopra p. 100, e 119.
  3. Epidio Nuncionio, quem ferunt olim praecipitatm in fontem fluminis Sarni, paullo post cum cornibus extitisse, ac statim non comparuisse, in numeroque deorum habitum. Sveton. de cl. Rethor. 4. In una di queste medaglie del museo regio di Firenze si legge di più nel suo rovescio — : epigrafe da supplirsi colla iniziale mancante , e da leggersi Sarnined: nome osco del Sarno o dei popoli Sarrasti: cioè circostanti al Sarno.
  4. Sono le mura all’esterno alte circa 25 piedi, larghe 14,