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268 CAPO XIII.

cune iscrizioni di particolare nomenclatura sannitica1. Faceva il bestiame la principal ricchezza dei Sanniti, ugualmente che di tutti i Sabelli. Grandissima era la cura che davano in comune ai pascoli ed alla pastorizia2, e soprattutto abbondavano essi di greggi lanute. Di tal modo aveano come materia di permute immensa copia di finissime lane indigene3, e sapevano anche farne buon uso con tesserne drappi, coltri e vesti. Nè s’adoperavano meno i paesani ad allevare studiosamente copiose razze di cavalli, tra i quali son lodatissimi i puledri d’Irpino4. Laonde non è punto da maravigliarsi che, sebbene rustici per natura e per istato5, fossero di fatto i Sanniti già nel quarto e quinto secolo molto abbondevoli di ricchezze. La copia del rame monetato v’era sì grande che Papirio il giovane ne portò via oltre due milioni di libbre nella guerra del Sannio6. E Carvilio, di lui collega, con le sole armature di rame tolte ai fanti san-

  1. Una di queste già scopertasi a Rocca Aspramonte, 9 miglia lungi da Boviano, porge un prenome etrusco usitatissimo: :  : . Tanas: Niumeriis: Phrunter. — Il nome è più speciale del Sannio (Fest. v. Numerius): l’ultima voce può esser cognome dalla patria, o sia dei Frentani. Vedi sopra p. 264.
  2. Varro, r. r. ii. i.; Horat. Epod. i. 27-28. et Vet. Interp.
  3. Lanam oscam ad Osceis. Nevius ap. Varr., l. l. vi. 5.
  4. Juvenal. viii. 62.; Martial. iii. ep. 63. Monte Irpino è anche oggidì una salutifera pastura nel sito medesimo.
  5. Duros Sabellos. Columell. x. 137.
  6. Liv. x. 46