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CAPO XI. 227

son da sperarsi ovunque l’aspra natura del montanaro, privo di commerci esterni, si piace del rozzo stato. E non di meno per la grande franchezza loro, e perfetta fede, in quel modo che gli Equi si mostravano terribili a’ nemici, obbedivano pure schiettamente alle santissime leggi del giusto: tanto che nel tempo antico essi stessi, pieni di lealtà, erano in concetto di istitutori, o almeno di fedeli custodi della legge Feciale1.

Gli Equi detti ugualmente Equicoli per usata prolungazione derivativa di nomi nazionali, tenean, come tutti i vicini montanari, le sue principali dimore sulle cime alpestri meglio difese dalla natura, il che più maggiormente fortificava nel popolo l’amor del luogo natio. Presso al gelido e selvoso monte Algido, ov’è buon pascolo estivo2, avean Algido, Corbione, e alquanto più sopra Vitellia, il cui vocabolo, propriamente osco, rammenta il nome che portava fino dall’origine Italia3. Vicino alle fonti dell’Aniene, il qual sorge dal monte di Trevi, stava Trebia o Trebula4, altro nome patrio degli Osci, il cui omonimo si ritrova più volte nella Sabina, nell’Umbria e nella Campania5: indi,

    Armati terram exercent, semperque recentis
    Convectare juvat prædas, et vivere rapto.

    Virgil. vii. 746.

  1. Liv. i. 32.; Val. Max. x.
  2. Horat. i. od. 21. 6.; iii. od. 23. 9.
  3. Vedi pag. 61.
  4. Trebula poi Trebia, Treba.
  5. Trebula Suffena: Trebula Mutusca: Trebia nell’Umbria, og-