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168 CAPO VIII.

sempre prossime a natura di palude, e di suolo acquidoso.  Così, per tacer d’altri luoghi, lo spazioso piano tra il Crati e il Sibari, dove gli Achei edificarono Sibari circa l’anno 720 prima dell’era volgare1, trovavasi in allora talmente paludoso, a causa delle acque che ivi cadono abbondanti giù dai monti lucani, che per seccarlo intorno abbisognarono quei molti fossi e canali discorrenti al mare, e che gl’industriosi Greci seppero di più far valere non meno alla fertilità dei campi, che ai comodi loro cittadineschi2. Pisso o Bussento colonia di Reggio, fondata nell’altro lido da Micito circa il 280 di Roma sul fiume di quel nome presso la moderna Policastro, non trovò miglior territorio, poichè la maggior parte dei suoi coloni non vollero fermarvisi3. Nè sito più salutifero avean tolto per se forse a sessant’anni prima i Focesi dell’Ionia, là dove fabbricarono Elea sul fiume Alento4. I montanari all’opposto, essenzialmente pastori, non si curavano di occupare terreni

  1. Ol. xv. I. Vedi appresso Cap. xx.
  2. Diodor. xii.; 9. Athen. xii. 3.; Tralasciate le cure questi luoghi sono ritornali come prima paludosi, ed infetti d’aria pestilente.
  3. Strabo, vi. p. 174. Per queste maremme trovavasi lo stagno, detto lucano Λευκανίδος λίμνης; di sua natura insalubre, perchè vi si raccoglieva dentro promiscuamente acqua dolce e salsa. Plutarch. Crasso.
  4. Serv. vi. 366.; Suida. v. Ἐλέα La sterilità e infelicità del suolo è facile a riconoscersi anche oggidì presso Castello a mare della Bruca, dove fu l’antica Velia.