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CAPO VII. 121

anzichè di loro congiunto.  E l’unione politica del principato di Campania, che Polibio1 chiama grecamente dinastia, con dodici città2, conforme agli ordini della madrepatria, ed alla lega etrusca settentrionale, non lascian tampoco menonissimo dubbio intorno alla medesimità della gente. L’istoria scritta è anche confermata in certo modo con i monumenti della nazione: perocchè non poche iscrizioni della Campania convengono in particolarità con nobili casati e nomi dell’Etruria centrale3. Argomento grave della ereditaria affinità del popolo, ancorchè queste scritture osche della Campania, e le leggende stesse delle sue medaglie, non s’appartengano all’epoca etrusca, ma siano anzi da riferirsi convenevolmente al tempo della dominazione sannitica. Forse un giorno verranno quivi in luce anche lettere etrusche: nel modo che, per casuale scoperta, certa qualità di vasi dipinti dei sepolcri nolani più antichi si sono ritrovati di tanto somiglianti per la fattura e gli emblemi loro a quelli di Chiusi, di Tarquinia e di Vulci4.

  1. ii. 17.
  2. Δώδεκα δέ πόλεις ἐγκατοικήσαντες. Strabo v. p. 167.
  3. Larth Campanu si legge in epigrafe perugina: in altre di Campania Maisius Vesius, Veltinicisim, Purina ec. tutti genlilizj replicati anche in Etruria. L’appellativo Clan o Clanis, che portarono anticamente l’Uffente, il Liri, ed altre riviere minori della Campania, si rinviene tuttora in un fiumicello della Toscana moderna, dettovi la Chiana: il quale scorre per una valle altre volte palustre.
  4. Vedi monumenti tav. lxxiv.