storie narammo noi stessi distesamente altrove1. Quel Flacco tra gli altri, e Cecina, che scrissero l’istoria degli Etruschi, raccontavano a un modo, che le dodici città settentrionali v’erano state fondate da un Tarconte, condottiere dell’esercito che valicò gli Appennini2: il qual nome di Tarconte, benchè originalmente eroico, fu anche proprio e speciale patronimico dell’Etruria media3. Se può addursi l’autorità d’un poeta, nativo di questi paesi, il dominio etrusco si sarebbe esteso al lago di Garda4, che altro non è che il fiume Mincio* 1: e quindi gli Etruschi avrebbero cautamente occupato alle radici delle Alpi anco i luoghi e le strette che danno passo, onde tenersi aperta la via delle montagne, e rendere più sicuro il basso territorio dalle irruzioni degli Alpigiani. E questi luoghi forti han dovuto all’uopo servir loro non solamente di riparo, ma di mezzo opportunissimo ad internarsi nella Rezia, ed a dimesticarsi quivi coi
- ↑ Italia av. il dominio dei Romani. T. iii. c. 4.
- ↑ In i. Rerum Etruscarum. Schol. ver. ad Æn. x. 198. conf. Serv. ibid.
- ↑ Tarchu nelle iscrizioni, giusta la forma primitiva; ond’è e cognome della Gens Tarquinia.
- ↑ Lidyæ lacus undæ. Catull. xxxii. 13.
- ↑ Benchè il Mincio non sia il lago di Garda, ma un fiume che ad Arilica, oggi Peschiera, esce da quello; pure Plinio considerò per Mincio anche il fiume influente, e disse che l’acqua sua galleggia sino all’uscire da esso (V. Hist. Nat. lib. II, c. 103; e lib. IX, c. 22).