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102 CAPO VII.

e degli Argonauti1: Platone medesimo, filosofando sopra gli Atlantidi, pone soltanto contemporanei di loro, per rispetto alla grande antichità, Egizj e Tirreni2. Ma più propriamente nei tempi storici, i nostri Etruschi potentissimi, come dice Livio3, dominavano la maggior parte dell’Italia prima che fosse Roma. Furono niente meno formidabili ai Greci, come signori del mare Tirreno e dell’Adriatico, fino dal tempo delle guerre persiane: e vedremo al suo luogo per quante imprese navali divennero anche compagni od emuli ai Cartaginesi. Ciò non ostante è pur cosa certissima, che quanto narrano di loro le storie greche e romane, non sono che poche e disciolte memorie, di troppo insufficienti a dare a conoscere nella sua pienezza il più antico e vero stato della nazione e le sue fortune. Sono perdute per sempre le storie loro etrusche e nazionali4. Nè possiamo tampoco aver ricorso a quelle che scrissero due autori latini, Valerio Flacco e Cecina oriundo volterrano5.

  1. Posis. Magnes. ap. Athen. VII. 12.
  2. In Critias. Altri dirà Pelasghi, più tosto che antichi Etruschi o Toschi; ma questi eran notissimi a Platone, non meno che ad Aristotile ed a’ suoi discepoli, dai quali sono sempre chiamati propriamente Tirreni. Non voglio per ciò essere qui tacciato di storico errore: sì bene protesto di non consentire in questo tanto facilmente alla opinione sistematica di un’altra scuola. V. Niebuhr, e Muller, Die Etrusker, T. I. p. 75 sqq.
  3. v. 33
  4. Vedi sopra p. 39.
  5. Schol. veron. ad Æneid. x. 179