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che1, non può in verun modo accettarsi dalla critica istorica.

Ellanico al contrario nella Foronide2 riferiva, che altre tribù di Pelasghi scacciati dalla Tessaglia dal ramo degli Elleni, che allora abitavano più indentro nelle montagne a settentrione, se ne vennero per variate fortune nell’Epiro. Di quivi solcato il mare approdarono a Spina, una delle foci del Po: indi s’avanzarono nella Tirrenia, e vi si collocarono. Ma, secondo che prosegue tutta la narrativa di Dionisio, il quale compilava in forma d’istoria le relazioni stesse degli antichi poeti e dei mitologi3, molta parte di loro stanziarono a Spina: altri ne partirono, dirigendosi alla volta degli Umbri nelle montagne. Questi popoli fieri ed agguerriti, che tenean sue dimore in quelle alture, costrinsero a viva forza gli stranieri a varcare di colà i gioghi dell’Appennino. Giunsero i Pelasghi intorno al Tevere: si collegarono quivi con gli Aborigeni sfuggiaschi anch’essi, e nemici ai Siculi; e guerreggiando insieme in quel tumultuoso movimento di popoli paesani e stranieri, che abbiamo di sopra toccato4, si fecero pure signori di

  1. Apollodor. iii. 8. i.; Pausan. viii. i. 3. Quest’ultimo, sebbene riferisca le tradizioni stesse degli Arcadi, dice cosa affatto puerile: che Enotro, cioè, col danaro di suo fratello Didimo si procacciasse le navi.
  2. Dionys. I. 28.
  3. παλαιῶν ποιητῶν τε καὶ μυθογραφῶν. Dionys. i. 13
  4. Vedi pag. 69 e 75