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attività stromboliana del vesuvio 419

in una voragine della circonferenza di cinque chilometri. Che dire del paese all’ingiro? Di quella bella Campania, col suo cielo così dolce, i suoi campi così fertili, la sua aria così salubre? Nulla ormai che un deserto squallido e spaventoso, coperto di lave fumanti, o di aride ceneri e di pietre. La vegetazione scomparsa; i paesi diroccati o sepolti; i lugubri piani sparsi di cadaveri di animali, che ammorbavano l’aria di putridi miasmi. E che più doveva rimanere dell’antico suolo, se a 12 leghe dalla bocca del vulcano le ceneri cadute attingevano il livello dei tetti, e formavano almeno uno strato di tre a sei metri di grossezza! Se tra le pietre slanciate se ne trovò una che non potè venir smossa da 20 buoi?

5. » Basta, miei cari.... Spero di aver detto abbastanza per darvi un’idea della prima, della più imponente tra le fasi che presentano i vulcani. Una eruzione vulcanica, lo ripeto, non si descrive, non si dipinge. È uno di quegli spettacoli davanti ai quali l’uomo si fa piccino piccino e sente di non essere che un granello di polvere a petto di quel Dio, davanti a cui si turbano gli abissi1. Dopo la grande eruzione del 1631 il Vesuvio non ne ebbe altra che potesse paragonarsele per l’intensità dei fenomeni. Non ebbe però nemmeno lunghi periodi di riposo, mantenendosi in quello stato di continua inquietudine, durante il quale un vulcano alterna i brevi riposi coi parossismi non così violenti, come quello che abbiamo descritto. Si può dire anzi che il Vesuvio non presentossi più in uno stato di riposo perfetto, mentre la sua attività, salvo brevi intervalli, manifestossi sempre fino ai tempi nostri non foss’altro che con quel pennacchio leggero e oscillante di bianco fumo, che lo annuncia ai vegnenti da lontano anche nelle epoche di maggiore tranquillità. Ciò vuol dire che il Vesuvio, dalla fase pliniana in cui era entrato nel 1631, e che è sempre assai breve, era passato alla seconda fase, cioè alla fase stromboliana, fase di continua attività, in cui i parossismi più o meno forti alternano con periodi di attività tranquilla, e la cui durata può prolungarsi, per un tempo indefinitamente lungo.

» Vi ho già detto che questa fase si dice stromboliana perchè è caratteristica dello Stromboli (vulcano delle isole Lipari), il quale vi persiste sin dai tempi preistorici. Polibio, Strabone e Plinio lo descrissero su per giù come è descritto dallo Spallanzani, che lo visitò sul finire del secolo scorso. Quel coraggioso

  1. Salmo 76.