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la selva oscura 39

la luce di grazia„.1 Nella selva fonda, poichè ell’era piena e contemplava per diametro il fratello, questa luce di grazia la luna riceveva come in nessun’altra fase. Or non è questa luce di grazia che trasse Dante dal profondo della valle e lo condusse al piè d’un colle, dove si vedevano i primi raggi del mattino?

E i teologi parlano di “lume di grazia„ che scende da Dio “giustificante„.2 E che è la giustificazione? È un moto per il quale l’anima è mossa da Dio e portata dallo stato di peccato allo stato di giustizia; consiste nell’infusione della grazia, ed è chiamata da giustizia piuttosto che da fede o carità, perchè giustizia importa generalmente la rettitudine di tutto l’essere umano a Dio.3

Or questo lume di grazia come non è appunto il lume al bene ed a malizia, la prudenza infusa, che ci mostra ciò che è da fuggire e ciò che è da seguire, e che vien da Dio? Per essa, Dante ridivenne prudente, cioè porro videns, nella selva: non gli nocque.

Or questa interpretazione è confermata da quel luogo, imperfettamente inteso, del Paradiso, di cui più su riportai il principio. Quel luogo è come la sintesi del poema sacro. Dice:

               Ben fiorisce negli uomini il volere;
               ma la pioggia continua converte
               in bozzacchioni le susine vere.
               
               Fede ed innocenzia son reperte
               solo nei parvoletti; poi ciascuna
               pria fugge che le guance sien coperte.

  1. De Mon. III 4.
  2. Summa 1a 106, I.
  3. Summa 1a 2ae 113, I, 5 e 6; e passim.