detto da Dio"1 “Sopra il tuo petto camminerai, e mangerai terra tutti i giorni della tua vita„. Non è opportuno qui ricordar quella che fu dipartita dall’invidia? la lupa che ciba terra, come non il veltro?2 Non è opportuno richiamare l’occhio dell’invido “che pure a terra mira„?3 Questo serpente dalla faccia di uom giusto commise tutti dieci i peccati di Malebolge, essendo l’invidia. È quei dieci peccati ed è l’invidia. E facile sarebbe trovarli tutti e dieci, in quella tentazione; ma si rischierebbe di prestare a Dante: noi poverelli al signor dell’altissimo canto. Appaghiamoci di ciò che è manifesto della intenzione sua. Egli cominciando la visita e l’esposizione dei peccati dalla bolgia dei seduttori e da quella dei lusingatori, dimostra che ha in mente il serpe che andò alla donna e la lusingò e sedusse. Facendo, delle dieci, principale la sesta bolgia, dimostra che ricorda il diavolo che mentisce e copre il suo malvolere e fa vedere la faccia d’uom giusto; il diavolo di cui l’ipocrisia fu il primo strumento.4 Con la trasformazione dei ladri in serpenti, dimostra d’aver di mira quel primo ladrone che si mutò in serpente, e rubò per mano d’Eva il pomo. Rubò: così Dante s’esprime:5
- ↑ Gen. III.
- ↑ Vedi più su «Le tre fiere III» p. 121.
- ↑ Purg. XIV 150. Cfr. D. Bern. Hac peste (invidia) nullus moritur nisi qui terrena haec appetit. In die pur. Sermo.
- ↑ Vedi più su D. Bern. de int. dom. 61: Mentre è cattiva ogni invidia, pessima è tuttavia la specie di questo male, che esercita le sue ingiurie sotto aspetto di santità.
- ↑ Purg. XXXIII 56 segg. La bestemmia di fatto richiama la bestemmia di Vanni Fucci, col core e di fatto, e quella di Capaneo, col core. Quello è ladro, questo è folle.