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di francesco redi. | 15 |
dell’Eneide) con una di quelle saette in un piede; onde per l’acerbità della doglia, e pel fetore incomportabile della piaga, fu abbandonato in terra da’ Greci nell’Isola di Stalimene; Quindi è che Sofocle, alludendo forse alla sorta del veleno, con maniera, e con frase poetica ebbe a dire, che Filottete fu lasciato in quell’Isola per essere stato ferito da una Vipera.
Ὦ τέκνον, ὦ παῖ πατρὸς οὗ ᾽ξ ἀχιλλέως
Ὁ δ᾽εἰμ᾽ ἐγώ σοι κεῖνος, ὃν κλύεις ἴσως
Τῶν ἡρακλείων ὄντα δεσπότην ὅπλων,
Ὁ τοῦ ποίαντος παῖς φιλοκτήτης, ὃν οἱ
Δισσοὶ στρατηγοὶ χῲ κεφαλλήνων ἄναξ
Εῤῥιψαν αἰσχρῶς ᾧδ΄ἔρημον, ἀγρίᾳ
Νόσῳ καταφθίνοντα, τῆς δ΄ἀνδροφθόρου
Πληγέντ᾽ ἐχίδνης ἀγρίῳ χαράγματι,
e appresso
— θᾶσσον ἂν τῆς πλεῖστον ἐχθίστης ἐμοὶ
κλύοιμ’ ἐχίδνης, ἥ μ’ ἔθηκεν ᾧδ’ ἄπουν.
Cicerone stesso nel secondo libro delle Tusculane, e nel libro del Fato, e molti altri Scrittori parimente seguitarono a dire, che Filottete fu morso dalla Vipera, e tutti insieme per avventura ebbero l’occhio non solo a questo luogo di Sofocle, ma ancora a quello, che prima disse Omero nel Sedicesimo dell’Iliade.
E sebbene contro quella lieve stiracchiata, e frivola conghiettura mi si potrebbe rammentare, che il veleno viperino è una piacevolezza in paragone