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Sonetti del 1831 79


tici del 1831, gli agenti di polizia del Papa, “consociati ai centurioni„ (V. su costoro la nota 10 del sonetto: Le lemosine ecc., 6 giugno 34), “strappavano ai cittadini i peli dal mento e dal labbro superiore.„ Anche nel Giusti il Frate Professore e la Taide ammoniscono Gingillino, che quanto più serberà il muso di castrato, tanto più entrerà in grazia al Principale. <span class="errata" title="E il 13 marzo 1850, Pierfrancesco Leopardi, fratello di Giacomo, scriveva nel suo Diario: “Oggi, dopo quindici anni che li ho portati, mi son tolto i mustacchi per condiscendere al Governo, che ha mostrato desiderio di veder tolto questo disgustoso segno di rivolta dal viso de’ suoi impiegati governativi e comunali. Io però sento fastidio di questa privazione per la lunga abitudine contratta, e siccome non portava i mustacchi per nessun fine politico di ostilità, tornerò facilmente a rimetterli, tanto più che la mia fisonomia, non certamente bella, ora mi sembra alquanto ridicola, ed io, potendolo, voglio risparmiare al mio prossimo l’incomodo di ridere alle mie spalle.„ Antona-Traversi, Studi su G. Leopardi; Napoli, 1887; pag. 136.">Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte]      2 [Quello del Papa, s'intende. E qui il popolano non fa altro che ripetere ciò che aveva osato dire nella Notificazione del 14 febbraio 1831 il cardinale Bernetti, Prosegretario di Stato: "Il progetto già conosciuto di questi ribaldi,„ cioè i rivoltosi, tra i quali erano anche i fratelli Luigi e Napoleone Bonaparte, "è il saccheggio non meno delle pubbliche che delle private proprietà, é colla lusinga di queste prede hanno cercato di acquistar seguaci, e quindi di tentar la rivolta.„]      3 "Impiccato:„ translato di racemo, detto in Roma rampazzo. [V. in questo volume la nota 3 del sonetto: Er vino ecc., 6 ott. 31.]      4 Parzialità.      5 Castratura.      6 [Titolo del boia, che era allora il famosissimo mastro Titta. Cfr. la nota 8 del sonetto: Una bbella mancia, 24 genn. 33.]