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32 | Sonetti del 1830 |
CE CONOSCÉMO.
Bella zitella che ffate a ppiastrella
Cór fijjo der Re,1 pss,2 dite, nun sbajjo?
Sete voi quella che la date a ttajjo,
Viscin’ all’Arco della Regginella?3
Pasciocchettuccia4 mia, quanto sei bbella!
Ahù, fédigo fritto,4 spicchio d’ajjo,4
Quanno che vvedo a voi tutto me squajjo4
In acquetta de cul de rondinella.
Eh voi, s’aggiusta inzomma sto negozzio?
Se poderebbe fà sto pangrattato?5
Me crepa er core de vedevve in ozzio.
Ma ssèntila! nnun vò pperché è ppeccato!
Oh ddatela a d’intenne ar zor Mammòzzio:6
Gallina che nun becca ha ggià bbeccato.7
12 ottobre 1830.
- ↑ Detto popolare. [DA che sia derivato, può vedesi in questo volume, nella nota 1 del sonetto: Er gioco, ecc., 10 ott. 31.]
- ↑ Suono di chiamata.
- ↑ [Quest’arco si trovava allo sbocco della Via della Reginella, dalla parte della Piazza della Madonna del Pianto, detta comunemente Piazza Giudia; e fu demolito sul principio del pontificato di Pio IX; insieme coi portoni che chiudevano il Ghetto.]
- ↑ 4,0 4,1 4,2 4,3 Modi accarezzativi.
- ↑ Accordo.
- ↑ [Su questo nome di scherno corre la seguente storiella: “Sulla piazza principale di Pozzuoli c’è una statua di Marte, con sotto la scritta: MAVORS, che dai Pozzolani fu letta: MAMÒRS, d’onde poi Mammòzzio, nome che, col significato di bamboccio, passò a Napoli e a Roma.„ A me invece pare evidente che questo vocabolo non sia altro che una variante di mammòccio (bamboccio), come strazio è variante di straccio, sozio di soccio e socio, ecc.]
- ↑ Proverbio.