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136 Sonetti del 1832

balli più in voga presso il volgo: il primo di essi è aiutato da un certo gesto di mani, anzi laidetto che no. [Il saltarello corrisponde al “trescone„ de’ Toscani.]

ER PRESIDENTE DE L’URIONE.1

     Ma, llustrissimo mio, cqua nun ce trovo
A llei de nun zentì ch’una campana.2
Lei se vadi a informà pe’ Borgo-novo3
Si cche ppelletta4 è sta vecchiaccia cana.5

     Che sse laggna? che jj’ho ddetto ruffiana?
Sissiggnora, è rruffiana, e jje l’approvo,6
Ché ppò stà ttistimonia Roma sana7
Si a ccasa sua c’è ssempre ggente ar covo.

     E llei perché cquer giorno a la Ritonna8
Disse mignotta a mé? Me maravijjo!
Sta fi.. è ancora sana,7 e nnun se sfonna.

     E ssi vvò er giuramento, io me lo pijjo,
Ch’io so’ zzitella ppiù de la Madonna,
Perchè llei, nun fuss’antro, ha fatto un fijjo.

26 giugno 1832.



  1. Rione. Roma si divide in quattordici Rioni, ciascuno de’ quali ha il suo Presidente di Polizia. [Cfr. il sonetto: Li sparagni, 3 dic. 32.]
  2. Non udire che una parte.
  3. Via di Roma nel Rione di Borgo, presso il Vaticano.
  4. [Se che buona pelle.]
  5. [Cagna, ma solo nel senso di “crudele, birbona, ecc.,„ e sempre come aggettivo unito a unn nome. Nel qual caso, tuttavia, anzi più comunemente, si dice anche cagna; che s’usa poi sempre come sostantivo, nel senso cioè di “femmina del cane.„ Come aggettivo maschile poi, si usa qualche volta anche cagno invece di cane; per esempio: Oh prete cagno!]
  6. Glielo provo.
  7. 7,0 7,1 [Intera.]
  8. Sulla piazza del Panteon, [detto comunemente la Rotonda].