Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu/125


Sonetti del 1831 115

LA CATTURA.

     Da sì cch’ebbe er proscetto1 era er compare
Ggià ppecora segnata der curato,2
E jj’annava a la lónga3 ammascherato4
Un sbirro5 com’e nnoi da secolare.6

     Bbe’, gattone gattone asscivolato
Lo vedde in ner porton de la commare?
E llui subbito curze er militare7
A ssonà la trommetta8 ar Vicariato.9

     Detto fatto ordinonno ar bariscello10
Dua de cuell’abbatacci farisei
D’annà co’ ccinque bbracchi e un grimardello.11

     Pe’ ffalla curta entronno tutt’e ssei,
E acchiappònno er compare, poverello,
Propio in freganti-grimini12 co’ llei.

7 gennaio 1832.

  1. [Da quando ebbe il precetto, che consisteva in restrizioni, spesso gravissime, della libertà individuale; nell esser soggetto a una sorveglianza speciale della polizia; nell’obbligo di confessarsi e comunicarsi ogni tanto tempo, ecc. Cfr. Pianciani, Op. cit., vol. III, pag. 327 e seg.]
  2. [Su i poteri polizieschi del quale si veda in questo volume la nota 1 del sonetto: Er Curato, 13 nov. 33.]
  3. [E gli andava alla lunga: e lo pedinava da lontano.]
  4. Ai birri, in un tempo non remoto, fu data certa specie di uniforme. Ciò fu poco prima della venuta dei Francesi nel 1808.
  5. Birro.
  6. Alla borghese. In Roma chi veste l’abito comune dicesi assolutamente che veste da secolare.
  7. Il birro in uniforme.
  8. A fare la spia.
  9. [V. in questo volume la nota 1 del sonetto: Er giudisce ecc., 20 genn. 32.]
  10. [Al bargello.]
  11. Cinque birri e un grimaldello, strumento per aprir serrature senza chiave.
  12. In flagrante crimine.