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Sonetti del 1843 | 181 |
si chiama anche forasiepe.] 10 [Quel pezzo di bravaccio.] 11 [Atterrare.] 12 <span class="errata" title="[Su questo vocabolo, che qui è usato per contrapposizione a pivieri e sbusciafratte, si veda la nota 3 del sonetto: La madre ecc., 22 nov. 32.]">[Cioè “mille.„ Perchè mengósi, propriamente, è termine venatorio significante “cento uccelli.„ E qui è usato per contrapposizione a pivieri e a sbusciafratte.]Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte
LE SMOSSE DE QUELLA BBON’ANIMA.
Era morto? — Era morto. — E arzò le bbraccia? —
E arzò le bbraccia. — Ma de che! mma indóve! —
Nèna1 mia, quant’è vvero che mmo ppiove
L’arzò ddu’ vorte e sse toccò la faccia. —
Io n’ho vvisti morì da otto o nnove,
E ggnissuno m’ha ffatto sta smossaccia. —
E cquesto che vvò ddì, ssora cazzaccia?
C’è cchi sse move, e cc’è cchi nun ze move.
E nnun zuccede puro all’animali?
Dunque, dico, in che ddà2 sta maravijja?
So’ affetti3 de li spiriti vitali.
Vedete inzomma sì cche ccaso strano!
E cquer Zanto che ffesce unnisci mijja
Tutte d’un fiato e cco’ la testa in mano?4
12 maggio 1843.
- ↑ [Maddalena.]
- ↑ [Cosa significa.]
- ↑ [Sono effetti.]
- ↑ [Questo miracolo, da cui Dante cavò forse il suo Beltram dal Bormio, si racconta di tanti martiti decapitati, che perfino il gesuita Papebrochio sospettò che potesse essere una invenzione popolare, data dal vedere che pittori e scultori rappresentavano sempre codesti martri con la testa in mano. Cfr. Bollandisti, agosto, tom. II, pag. 36.]