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142 Sonetti del 1838


     1 Chigi, che nel cit. Diario si occupa di tutti gli spettacoli pubblici, nè Giacomo Ferretti, che nelle Notizie del Giorno faceva la rassegna teatrale. Il Ferretti parla bensì della “sublime„ tragedia, Alfredo il Grande, del “dotto e ben noto Scrittore romano„ G. B. Marsuzi, che si replicò per tre sere (Notiz. cit., 18 genn. 38): sublimità, dottrina, notorietà e repliche, che ognun vede come la posterità vada approvando. Al Belli tuttavia il Carmagnola del corifeo del romanticismo parve un capolavoro, almeno a giudicarne da quest’altro sonetto, diretto al Domeniconi il 30 gennaio:

     Gli alti sensi e le belliche fortune
Di lui che prima insidïato in corte
Della biscia d’Insubria ebbe poi morte
Dal superbo leon delle lagune;

     Il vil sospetto e l’arti arcane e torte
Delle dieci alme di pietà digiune,
E il tradimento da vendetta immune
E l’angoscia del padre e del consorte:

     Tanto nel suo Signor di Carmagnola
Fidò a pagine eterne Italo vero,
Lo cui gran nome per la terra vola.

     E tu ardito, o Luigi, e tu primiero
Ce lo scolpisti in sen colla parola
Tutta contemperata al suo pensiero.]

     2 ["Giacchetta„ (V. però la nota 5 del sonetto: La milordarìa, 27 nov. 32); perchè il popolano confonde Carmagnola con la carmagnole dei rivoluzionari francesi.]      3 Si può fare.      4 Farci.      5-6 Pure.      7 Il condottiero Nicolò Piccinino. E il figlio di Arlecchino chiamasi Nicolò piccinino, benchè talvolta Nicolò mezza-camisa.