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98 | Sonetti del 1837 |
sima, che forma il più bell’elogio dell’Augusto e Potente loro Signore Francesco I, al quale indelebile gratitudine ci legherà perpetuamente; gloria sia pure e lode a quegli onorati cittadini, che riunitisi premurosi in Milizia Civica vegliarono indefessi sotto le armi, e fra i travagli di servizio il più stretto, alla salvezza della nostra persona, ed alla quiete di questa città.„ Siccome però anche la guardia civica liberale del 1848 era vestita e armata molto pesantemente, questo sonetto diventò popolarissimo contro di essa, e dura ancora ne’ più l’erronea opinione che contro di essa fosse anche scritto.]
ER TUMURTO DE TERRASCINA.
Disce che ppe’ la fame a Tterrascina
Avenno fatto un po’ de ribbejjone,1
Er Vescovo j’ha ddato le missione
Predicanno diggiuno e ddissciprina.
E, ffra ll’antre,2 una sera a la marina
Un de li missionari, er più vvorpone,
Calatose li panni dar groppone,3
Se cominciò a ssonà cquarche ppappina.4
“Lassateme,„ strillava a un maniscarco,
Ch’era zzompato5 a ddisarmajje er braccio:
“Vojjo morì ppe’ vvoi, cqui, ssu sto parco.„6 —
“No, ppadre, abbasta,„ risponneva quello,
Che ppe’ ffajje la parte der pajjaccio
J’aveveno ariempito er caratello.
9 maggio 1837.