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60 Sonetti del 1835


cominciava a parlarvi di ravanelli, e poi di ravanello in carota e di carota in melanzana, finiva coll’incendio di Troia.

alla onorata memoria
di giovanni giganti, detto baiocco.*

     Dal seme de’ giganti io nacqui nano,
E mi dier di Baiocco il soprannome.
Alto fui quattro palmi, appunto come
La mezza-canna al nostro uso romano.

     Non ebbe il torso mio nulla di strano,
Ma le gambe fur corte e fatte a crome:
Grosso il capo, il pel nero, ampie le chiome,**
Schiacciato il naso, e il piè bello e la mano.

     Fui del nuovo caffè guardia e decoro,
Di chiunque apparia pronto a’ servigi,
Buono, saggio, e, a dir vero, un giovin d’oro.

     Quanti venian da Londra e da Parigi
Mi davan doni, e dir solean fra loro:
“Questo baiocco val più d’un luigi.„***

* Sonetto attribuito all’avvocato-cavalier-conte-marchese-commendatore Luigi Biondi. [V. i sonetti: La Compaggnia ecc., 23 apr. 34, e La Rufinella, 22 genn. 35.]     ** Era più conforme a verità il dire: irte le chiome.     *** L’idea dell’equivoco fra le monete e i nomi non è nuova. Fra le molte citeremo un epigramma relativo al Re di Francia Luigi XVIII:

     L’Engleterre en son pays
A nourri un gros cochon,
Qu’on a estimé dix-huit louis
Et en vaut pas un napolén.


baiocco di onorata memoria

al suo benigno panegirista

     Deprofundis quaggiù, dove il Signore
Per mancati suffragi hammi ristretto,
Ti ringrazio, o vivente, del sonetto
Onde tu fosti e me fingesti autore.

     Il bello e ’l buono che di me v’hai detto,
Vero confesso e me ne faccio onore:
Benchè la verità saria maggiore
Fingendo il torso mio meno perfetto.**

     E là dove tu desti ultimo loco
A quel pensiero che ti nacque avanti,
Per far di sensi e di parole un gioco,

     Chiarir meglio era ch’io Giovàn Giganti,
Fra gli altri miei servigi, a poco a poco
Vi servii di zimbello a tutti quanti.

* Sonetto di uno stretto amico de’ nostri buoni Romaneschi.     ** Difatti, Baiocco aveva il dorso gibboso a dismisura.