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262 | Sonetti del 1835 |
ER CONTO TRA PPADRE E FFIJJO.1
Che? stammatina t’ho ddato uno scudo,2
E ggià stasera nun ciài3 ppiù un quadrino?!
Rennéte4 conto, aló,5 ssor assassino:
Cqua, pperch’io nu’ li zappo: io me li sudo.
Su: ttre ppavoli er pranzo: dua de vino
Tra ggiorno; e cquesti ggià nnun ve l’escrudo.6
Avanti. Un grosso p’er modello ar nudo.
Bbe’: un antro7 ar teatrin de Cassandrino:8
So’9 ssei pavoli. Eppoi? Mezzo testone10
De sigari: un lustrino11 er pan der cane...
E er papetto ch’avanza, sor cojjone?
Nn, ppranz’e vvino ve l’ho mmesso in cima.
Dunque? Ah, l’hai speso per annà a pp.......
Va bbene, via: potevi dillo12 prima.
30 agosto 1835.
- ↑ Narrasi che questo rendiconto, realmente seguisse un giorno fra il celebre pittore e plastificatore Pinelli e il suo figliuolo, indirizzato da lui alla sua stessa professione. [Cfr. il sonetto: La morte ecc. 9 apr. 35.]
- ↑ [Lo scudo valeva lire 5,375 delle nostre; e si divideva in cinque papetti, dieci paoli (pavoli), venti grossi o lustrini, centro baiocchi, e cinquecento quadrini o quattrini.]
- ↑ Non ci hai: non hai.
- ↑ Rendete conto.
- ↑ Andiamo. [Dall’allons de’ Francesi.]
- ↑ Non ve gli escludo. [Farà ridere chi sappia che il Pinelli si ubbriacava spesso e volentieri.]
- ↑ Un altro.
- ↑ [V. la nota 6 del sonetto: Un bèr ritratto, 14 marzo 34.]
- ↑ Sono.
- ↑ [Testone, moneta d’argento, del valore di trenta baiocchi. V. la nota 2.]
- ↑ Un grosso.
- ↑ Dirlo.