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Sonetti del 1835 251

LA SCIANCHETTA1 SANTISSIMA.

     Quanno l’apprivativo2 fu abbolito,
La padrona pe’ mman d’un cardinale
Presentò ar Zanto Padre un momoriale,
Pe’ ottené li limenti3 dar marito.

     Er Papa repricò ttutto compito:
“Noi cqui la nostra utorità ppapale
Nu’ la vojjamo usà. Cc’è ir4 tribbunale,
Siconno er novo codisce ch’è uscito.„

     La povera Siggnora che cce crése5
Staccò ttutte le carte che tt’ho ddetto,
Citò cquer cane, e pprincipiò le spese.

     Custruito6 er giudizzio, un bèr7 bijjetto
Der Papa ar presidente lo sospese,
E accusì tterminò sto trabbocchetto.8

27 agosto 1835.

  1. [Da cianca, gamba: “gambetta, gambetto.„] La insidia, il tradimento ecc.
  2. I giudici privativi.
  3. Gli alimenti.
  4. [Per affettare il linguaggio civile del Papa, dice ir invece di er. Cfr. la nota 1 del sonetto: Er pranzo ecc., 6 nov. 35.]
  5. Ci credette.
  6. Instruito.
  7. Bel.
  8. [Casi simili, e anche più brutti, erano frequentissimi. Massimo D’Azeglio (Op. cit., cap. XXII) racconta di una principessa scostumatissima, la quale “avendo alle cose un nuvolo di creditori, ottenne dal Papa di non pagarli.„ E aggiunge: “Mi ricordo averle udito dire tornando dal Corso: Sapete! fermo al Caffè Ruspoli c’era A*** (un povero diavolo che le avanzava, senza speranza, parecchie migliaia di scudi); figuratevi! m’ha guardato con un tono!... un’aria!... Ed essa intendeva dire: — Si può dare un’insolenza simile! — „]