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Sonetti del 1835 243

LE PERZIANE.

     Nonna mia parla sempre de le stole1
Der tempo suo su le finestre umane.
Ma cce s’ha da impiegà ttante parole,
Mentre adesso sciavémo2 le perziane?

     La perziana dà llusce e appara3 er zole,
Dà aria e afferma4 piogge e ttramontane.
E nun fuss’antro, ste du’ cose sole5
De nun favve6 entrà mmai mosche e zzampane!7

     Io so che inzin da quanno dar zor Pietro
Hanno armato8 perziane, nun pòi crede,9
La grandina nun j’ha ppiù rrotto un vetro.

     Pe’ le donne poi, metti in capo-lista
Che ddietr’a le perziane una pò vvede10
Li fatti di chi vvò,11 ssenza èsse12 vista.

23 agosto 1835.

  1. Stuoie.
  2. Ci abbiamo: abbiamo.
  3. Ripara.
  4. Ferma.
  5. E non fosse altro, che queste due cose sole.
  6. Di non farvi.
  7. [Zanzare. V. il sonetto: Le zzampàne, 2 apr. 46.]
  8. Armare una cosa: metterla, cavarla fuori, introdurne l’uso.
  9. Non puoi credere, qui vale: “incredibile a dirsi.„
  10. Può vedere.
  11. Chi suole.
  12. Essere.