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Sonetti del 1835 109

dire.      9 Un servitore, da noi conosciuto, per dire il cerebro, diceva sul serio: il muscolo celebre; e ciò per la bella ragione della muscola del naso. [Che parte del naso si voglia precisamente indicare con questo vocabolo, non m'è riuscito accertarlo; e dalle molte indagini fatte ho potuto capire che non se ne rendono chiara ragione neppure coloro che tuttora lo usano, come per esempio quando dicono che i gatti, nel cadere dall’alto, non moiono, se non battono la muscola der naso. Si veda, a ogni modo, il sonetto: Li rimedi ecc. (3), 22 marzo 34, dove il Belli lo adopera un’altra volta, e dove io l'ho spiegato in un senso molto largo, ma perciò appunto poco preciso.]      10 Ci ho.

LA NOTTATA DE SPAVENTO

     Come! Aritorni via?! Ccusì infuriato?!
Tu cquarche ccosa te va p’er cervello.
Oh ddio! che cciài1 llì ssotto? ch’edè2 cquello?
Vergine santa mia! tu tte se’ armato.

     Ah Ppippo,3 nun lassamme4 in questo stato:
Ppippo, pe’ ccarità, Ppippo mio bbello,
Posa quell’arma, damme quer cortello
Pe’ l’amor de Ggesù Ssagramentato.

     Tu nun esschi de cqua: nnò, nnun zò Ttuta,
S’esschi. Ammazzeme puro,5 famme in tocchi,6
Ma nnun te fo annà vvia: sò arisoluta.

     Nun volé cche sto povero angeletto,
Che ddorme accusì ccaro, a l’uprì ll’occhi
Nun ritrovi ppiù er padre accant’ar letto.

22 gennaio 1835



  1. Che ci hai: che hai.
  2. Che è.
  3. Filippo.
  4. Non lasciarmi.
  5. Ammazzami pure.
  6. Fammi a pezzi.