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96 Sonetti del 1832

ER LOGOTENENTE.

     Come intese1 a cciarlà der cavalletto,2
Presto io curze3 dar zor Logotenente:4
“Mi’ marito..., Eccellenza, è un poveretto...
Pe’ ccarità... cché nun ha ffatto ggnente.„

     Disce: “Méttet’a ssede„. Io me sce metto.
Lui cór un zenno5 manna via la ggente:
Po’ me s’accosta: “Dimme un po’ ggrugnetto,6
Tu’ marito lo vòi reo o innoscente?„ —

     “Innoscente,„ dich’io; e llui: “Sciò7 ggusto;„
E, detto-fatto, cuer faccia d’abbreo
Me schiaffa8 la man-dritta drent’ar busto.

     Io sbarzo in piede, e strillo: “Eh, sor cazzeo...!„
E llui: “Fìjjola, cuer ch’è ggiusto, è ggiusto:
Annate via: vostro marito è rreo.„

Terni, 6 novembre 1832.

  1. Intesi.
  2. Supplizio di colpi sull’ano. [V. la nota 6 del sonetto: La Ggiustizia ecc., 7 febb. 32.]
  3. Corsi.
  4. Luogotenente criminale del Governatore.
  5. Cenno.
  6. Visetto.
  7. Ci ho.
  8. Schiaffare: introdurre con vivacità.