Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/499


Sonetti del 1831 187

ER TOSTO.1

     Chi? llui? Gesusmaria! Quello è un cojjone,
Scappato da le man der crapettaro.
E tte pòi figurà cquant’è ccacone,2
Che ttiè inzino a mmesata er braghieraro.3

     Ce rescita da marro4 e da spaccone;4
Fa lo spazzacampagna4 e ’r pallonaro:4
Eppoi curre a ssarvasse5 in d’un portone,
Come sente fà un ròggito6 a un zomaro.

     Senti questa ch’è ffresca d’oggi a otto.7
Giucàmio8 a mmóra all’osteria de Marta,
Quanno derèto a llui se sente un botto!

     E sto bbravaccio che mmazzola e squarta,9
Curze ar bancone, e cce se messe sotto.
Sai ch’era stato? Un schioppettin de carta.10

Roma, 24 ottobre 1831.

  1. [Il bravaccio.]
  2. Pauroso.
  3. [Perchè, per il continuo darsela a gambe, gli si rompe spesso il brachiere.]
  4. 4,0 4,1 4,2 4,3 Tutti vocaboli esprimenti affettazione di coraggio. [Marro: popolano de’ più rozzi e risoluti. — Spazzacampagna o spazzacampagne: nome che si suol dare ai briganti più temuti, e che un tempo si dette anche al trombone, di cui per lo più andavano armati.]
  5. Salvarsi.
  6. Ruggìto, invece di “ragghio.„
  7. [In fiorentino, oggi a otto significa sempre: “di qui a otto giorni.„ In romanesco, invece, significa anche, come in questo caso: “otto giorni fa.„]
  8. Giuocavamo.
  9. [Metafora presa dalla pena della mazzola e dello squarto, che nello Stato pontificio fu conservata fino a’ primi decenni del nostro secolo. Cfr. la nota 1 del sonetto: L’imbiancatore, 4 mar. 37.]
  10. Trastullo fanciullesco, fatto con carta in modo ripiegata che ad una agitazione di braccio, uscendone una parte per l’aria che vi s’interna, si tende con violenza e produce un fragore.