L'imbiancatore
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837
L’IMBIANCATORE.
Doppo che jje finii l’imbiancatura
Ar mezzanino, ar terzo piano e ar quarto,
Quel’assassino da mazzola e squarto1
Me negò ttutto in faccia; e mmo lo ggiura.
Che vvòi!2 me sce pijjai ’n’arrabbiatura
Che, avessi visto, sartavo tant’arto.3
Poi me so’4 ddato pasce; e ssi cce scarto,5
È affetto de l’abbile che mme dura.
Un mijjonario! un bizzòco!6 un marchese!
Un nipote e ffratel de cardinale!
Accidenti che rrazza de paese!
Quanno servi le ggente duzzinale,
Nun te fanno improntà mmanco le spese;
E un nobbile lo sciti, e nnun te vale.
4 marzo 1837.
Note
- ↑ [Degno, cioè, d’essere mazzolato e squartato dal boia: usanza che il Governo pontificio mantenne fino ai primi decenni del nostro secolo. “L’ultimo mazzolato e squartato lo troviamo a Collevecchio nel 27 maggio 1816 in un Gioacchino De Simoni, uxoricida, e l’ultimo mazzolato semplice ce l’offre Roma nella Piazza del Popolo il 23 gennaio 1826 in Giuseppe Franconi, reo di omicidio e ladroneggio in persona di un prelato.„ Ademollo, Le annotazioni di Mastro Titta ecc.; Lapi edit., 1886; pag. 43.]
- ↑ Vuoi.
- ↑ [Tant’alto. E, così dicendo, s’indica con la mano l’altezza.]
- ↑ Mi sono.
- ↑ Se ci prorompo in ira; se do in escandescenze.
- ↑ [Bigotto.]