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Sonetti del 1831 163

SPENNI POCO E STAI BENE.

     Càpita a Monte-Rosi, o a li confini,
La Storta, vojjo dì, Nnepi e Bbaccano;1
E nnun te dubbità: sei in bone mano,
Ch’è ttutta ’na Fajola2 d’assassini.

     Te còceno du’ polli bbufolini:3
Te cacceno un vinetto de Pissciano,
Battezzato coll’acqua de pantano:
Te dànno un letto morbido de spini.

     Te metteno la notte in compagnia
Purce, zampane,4 cimisce5 e ppidocchi,
Che tte fanno cantà Viva Maria!

     E cquanno er zonno t’ha sserrato l’occhi,
Te vièngheno a cchiamà per annà vvia.
E ttutto questo pe’ ppochi bbaiocchi.

In legno, da Monterosi a Baccano,
11 ottobre 1831


  1. [La Storta, Baccano, Monte Rosi e Nepi erano quattro poste consecutive, uscendo dalla Porta del Popolo; le prime tre sulla Via Cassia, la quarta in una traversa, che appunto per Nepi e poi per Civita Castellana conduce dalla Cassia alla Flaminia. La Storta è ben addentro della già provincia, ora circondario, di Roma; Baccano può dirsi vicino al confine con la provincia, ora circondario, di Viterbo; Monte Rosi è vicinissimo a quel confine; Nepi poi era già provincia, e ora circondario, di Viterbo. Sicchè, escludenodo dai confini Monte Rosi, e mettendoci la toria, il popolano che parla fa il contrario di quel che dovrebbe.]
  2. Foresta famosa per copia di ladri. [V. la nota 2 del sonetto: Campa ecc. 19 febb. 30.]
  3. [Duri come la carne di bufalo.]
  4. [Zanzare. Ci hanno associata l’idea di zampe, perchè la zanzara le ha lunghe. Cfr. il sonetto: Le zzampane, 2 apr. 46.]
  5. [Cimici.]