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Sonetti del 1828 15

PÈPPE ER POLLAROLO, AR SOR DIMENICO CIANCA.1

     Piano, sor È,2 come sarebbe a dine
Sta chiacchierata d’er Castèr dell’Ova?
Sarebbe gniente mai pe’ ffà ’na prova
S’avemo vojja de crompà galline?

     5Sì! è propio tempo mo, cuesto che cquine,3
D’annasse a ciafrujjà4 marcanzia nova!
Manco a buttà la vecchia nun se trova!
Ma chi commanna n’ha da vede er fine.

     Duncue, sor coso, fateve capace
10Che a Roma pe’ sto giro nun è loco
Da fà boni negozzi; e annate in pace.

     E si in quer libbro che v’ha scritto er Coco
Lui ce pò ddì cquer che je pare e ppiace,
Io dico a voi che ciaccennéte5 er foco.

28 gennaio 1829.

  1. [Nell’autografo, il titolo è preceduto da queste parole: “Pel dono fattomi dal mio amico Francesco Domenico Biagini [V. la nota 1 del sonetto: Alle mano ecc. 4 ag. 28], del paragrafo sulla Capitolazione conchiusa a Napoli, uscendo giugno 1799, fra i Francesi, Inglesi, Napoletani, Turchi, ecc. ecc., nella quale furono dai repubblicani evacuati i due Castelli Nuovo e dell’Uovo; estratto dall’opera intitolata: Saggio storico sulla Rivoluzione di Napoli, di Cuoco.„ E in margine poi l’autore avverte: “Questo sonetto, per poter entrare nella collezione, dovrebbe portare abbasso la seguente nota, invece del titolo esplicativo che qui vi si trova in testa: — Un tale disse in via di scherzo a un gallinaio: Avete mai letto il libro del Cuoco, sul castello dell’Uovo di Napoli? Il gallinaio rispose presso a poco quel che si dice nel sonetto.„]
  2. [Signor tale. Detto sempre in tono sarcastico.]
  3. [Questo che qui: questo qui. E il pleonasmo del che, nello stesso caso, s’usa popolarmente anche in Toscana.]
  4. [D’andarsi a imbrogliare, a impasticciare.]
  5. [Ci accendete: ci accendiate.]