Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/294

cclxxx Prefazione


     Òra pre nobbi. Òra pre... Attenta, Nanna.
Ta aritorni a zzompà...

     Avemmaria... lavora... grazzia prèna...
Nena, vòi lavora?... ddominu stèco...
Uf!... benedetta tu mujjèrì... Nena!
E bbenedetto er fru... vva cche tte scèco?
Belli, IV, 132, e II, 219.

     Attento! Aver maria di grazia piena
Dominu steco. Hai visto? l’ha girati...
E benedittus. Gualda, li dimena...
Fruttu sventri. Ora si che l’ha sgranati!
Fucini (1871), 109.

Ma non si creda ch’io faccia gran conto di queste e altre simili imitazioni parziali. L’importante non è qui: è, come ognuno dovrebbe capire, nel fatto generale e capitalissimo, che il Fucini, come il Marini, come il Ferretti, come il Pascarella e come tutti gli altri, non sarebbero quel che sono, se prima di loro il Belli non fosse stato il Belli.

Eppure, un fatto così evidente fu per il Fucini non solo negato dal De Amicis, ma dissimulato dal Fanfani,1 e, almeno in parte, negato novamente da Gaetano Rocchi2 e da altri. E bisogna vedere a che bellezza di capriole rettoriche si abbandona il Fanfani, per dire con un po’ di convenienza che anzi il Fucini è superiore al Belli!3 Superiorità che, per certi rispetti, tenta di dimostrare anche il Rocchi; e io ammetto che può, secondo i gusti, parere ed anche esser vera, se si confrontano solo alcuni sonetti dell’uno e dell’altro; ma se si confrontano complessivamente, è tale un’eresia da far rizzare i capelli.

Considerata intera, l’opera del Belli è un oceano, mentre quelle de’ suoi discepoli son fiumi, quando non sono torrentelli o rigagnoli.

  1. Il Poeta popolare, nella Nuova Antologia del maggio 1871.
  2. Renato Fucini e i suoi scritti, nella Rassegna Nazionale di Firenze, del 1"novembre 1886. Si vedano, specialmente, le pag. 52 e 55-56.
  3. Veda, chi vuol ridere, dalla pag. 123 alla 126 del cit. articolo.